Lee Miller (1907-1977) è stata una figura straordinaria del XX secolo: modella, fotografa, corrispondente di guerra, musa ispiratrice e icona del movimento surrealista. Nata negli Stati Uniti e attiva soprattutto in Europa, Miller ha incarnato molteplici ruoli che hanno contribuito a ridefinire la maniera in cui pensiamo all’arte fotografica, alla rappresentazione femminile e al ruolo della fotografia nei momenti di profonda trasformazione storica. Spesso ricordata come l’allieva e la musa di Man Ray, o come la modella che finì sulla copertina di “Vogue”, Lee Miller fu molto più di questo: divenne una delle grandi testimoni visive della Seconda guerra mondiale, producendo immagini che ancora oggi ci parlano dell’orrore del conflitto, della complessità morale dei vincitori e dei vinti e delle contraddizioni di un’epoca.
Solo pochi giorni fa, gli Stati Uniti hanno rafforzato le restrizioni su TikTok, denunciandolo come una minaccia alla sicurezza nazionale per la gestione dei dati degli utenti. Eppure, nello stesso periodo, un’app cinese di intelligenza artificiale, DeepSeek, è diventata la più scaricata nel paese. Un chatbot avanzato, capace di competere con giganti come ChatGPT, nonostante utilizzi hardware meno sofisticato e abbia costi più contenuti. Il suo successo ha destabilizzato il mercato tecnologico, facendo crollare le azioni di alcune grandi aziende e sollevando interrogativi: com’è possibile che nessuno abbia previsto una simile ascesa?
Nel mio percorso di scoperta dell’arte fotografica, ho compreso il suo significativo ruolo all’interno del contesto artistico moderno. Il passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale ha introdotto nuove considerazioni sulla riproducibilità e sulla singolarità delle opere.