Edward Hopper nasce a Nyack vicino a New York nel 1882.
Maestro nell’arte della luce, è testimone discreto della solitudine nella realtà complessa e variegata del primo 900 americano. Figlio del colore impressionista, è ispirato dalla migliore cinematografia dei primi del secolo, e a sua volta è fonte di ispirazione per illustri registi che hanno confessato una passione per la sua opera.
“Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo.”
Edward Hopper Inizia la carriera come illustratore ed incisore, ed eredita dagli impressionisti la maestria nel dipingere ombre suggestive e desaturate con un abile utilizzo dei colori complementari. Quasi monocromo nel gusto, ama composizioni fortemente fotografiche. Ispirato da rigore interiore, Hopper ritrae meticolosamente vuoti scolpiti da una luce tagliente. I neri profondi che caratterizzano molte delle avanguardie di inizio 900 sono fondamentali tuttavia nei disegni e nelle incisioni nelle quali, in particolare, ci dimostra grande abilità nell’uso del tratto e nella forma. Nei suoi sketch book troviamo meticolose descrizioni e prefigurazioni chiaroscurali di molte delle sue opere. Fatalmente attratto dagli interni minimalisti è precursore di uno stile, che trova nell’epoca contemporanea la sua migliore realizzazione. Ammiratore di Degas e di Rembrandt, mantiene uno stile proprio fino alla fine della sua carriera seguendo una sperimentazione continua.
L’esposizione è esposta al Complesso del Vittoriano di Roma fino a 12 febbraio 2017. Si tratta di una raccolta di opere significative. Interessanti e ben costruiti i contributi video. Semplice e accattivante la proposta interattiva.
A cura di Patrizia Genovesi