Roma, 8 aprile 18.30 Officine Fotografiche. Patrizia Genovesi parla di Letizia Battaglia.
Letizia Battaglia, nata a Palermo nel 1935, si è affermata inizialmente come una delle figure italiane più rappresentative della fotografia di reportage, ma la sua notorietà ha ormai superato i confini del giornalismo per entrare a pieno diritto in quelli dell’arte fotografica. Il suo rapporto con la fotografia inizia a Milano insieme al suo lavoro di giornalista di cronaca: i giornali per i quali lavora chiedono fotografie a corredo degli articoli.
Negli anni 70 ritorna nella sua Palermo e documenta i tragici fatti di mafia che insanguinano la città. È un lavoro duro e difficile, in cui deve anche contrastare la difficoltà di essere donna in un ambiente dominato dagli uomini. La necessità professionale di raccontare i fatti con efficacia, presupposto necessario per la pubblicazione degli articoli, si sposa con la passione politica e alimenta l’esigenza di raccontare e denunciare i terribili fatti di cui è testimone.
Letizia Battaglia è una combattente, una militante. La passione per la politica e l’ideale della lotta per un mondo migliore la guidano lungo un cammino ispirato dall’affezione per il suo territorio, dall’identificazione con i sofferenti, dal rispetto per l’uomo anche quando si cela dietro un delinquente.
Questi elementi rivelano la sua visione della realtà: una visione complessa, articolata e sofferta. Fotografa eclettica con un cuore di bambina, poetica e militante, coraggiosa e fragile, Letizia Battaglia trasmette ancora oggi attraverso le sue immagini un contenuto universale, mentre racconta fatti drammatici che appartengono ad uno dei periodi più bui della storia italiana.
Letizia Battaglia non dispone di una tecnica sofisticata, non viene da una scuola professionale e non ha una conoscenza approfondita della macchina fotografica. Tuttavia ha una grande consuetudine con le arti figurative, che ha sempre coltivato fino a farne una costante del suo universo culturale, e sa esattamente come costruire un’immagine. Un rapporto empatico con la realtà la porta a cogliere il centro di un fatto e il desiderio di comunicare ad altri la sua esperienza la spinge a rappresentarlo.
Troviamo dunque in lei le caratteristiche della grande fotografia: la capacità di rappresentare un fatto nei suoi tratti fondamentali indagando visivamente le radici dell’emozione. Letizia Battaglia mantiene controllo e lucidità in situazioni emotivamente difficili. La sua narrazione è efficace, asciutta e densa; è il suo forte intuito per l’essenza della narrazione a guidarci verso il centro della scena, attraverso il suo personale punto di vista.
Le linee prospettiche ci indicano rapidamente dove si svolge l’azione, l’alternanza delle zone di luce e di ombra crea la profondità dell’inquadratura. La direzione degli sguardi e il vigore dei gesti indicano relazioni importanti tra i soggetti: rivelano legami e dissensi, denunciano dolore, indifferenza, paura.
Non ci chiederemo mai a proposito delle sue foto perché proprio quello scatto e non un altro. È “quello” lo scatto. L’osservazione dei suoi provini a contatto ci consente di notare come Letizia Battaglia affini progressivamente il tiro attraverso piccoli movimenti contigui, raramente cambiando del tutto il punto di vista, ma al contrario precisando via via la sua idea e dandole forza.
La sua fotografia è la sintesi perfetta di un fatto, un’istantanea che racconta il momento di una storia che è ancora in corso, che ha un passato e che si concluderà nel futuro. Molti altri hanno fotografato fatti di mafia, ma sono le sue immagini ad avere superato i confini della cronaca per entrare in quelli della testimonianza che sopravvive al tempo.
Patrizia Genovesi