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Si è chiusa MIRAME, la mostra che ha visto Patrizia Genovesi di nuovo al fianco di Ramiro Sanchez all’interno di un’iniziativa tesa al continuo gioco di rimandi tra pittura e fotografia, connubio già sperimentato dalla fotografa nel suo debutto americano insieme ai pittori della Grenning Gallery e riproposto per l’occasione dai due artisti in territorio
fiorentino.

Un grazie speciale a Ramiro,  talentuoso pittore, di grandissima sensibilità
Un ringraziamento va al Consiglio della Regione Toscana, che nella sua prestigiosa sede di Palazzo Bastogi ha ospitato l’evento, e più in particolare a Giorgio Burdese, Coordinatore Culturale dell’AICS di Firenze e Presidente dell’Ass. Cult. “umaneXXImo”, ideatore dell’iniziativa e principale promotore dell’evento. Per merito suo e delle sue collaboratrici, Alexia Lombardi e Irene Iunco, rispettivamente curatrice-allestitrice e graphic designer della mostra, si è potuta ricreare e rinsaldare la sinergia d’azione e d’intenti tra la fotografaitaliana e il pittore venezuelano.
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PALAZZO BASTOGI

Firenze   9 – 16 novembre 2012

Ideale prosecuzione della mostra che l’ha vista impegnata per l’intera estate a New York col gruppo di pittori della Grenning Gallery, Patrizia Genovesi torna a esporre in Italia proprio da dove aveva concluso in America, gli scatti di Ramiro Sanchez, artista di punta della galleria d’oltreoceano.

A Ramiro quindi questa volta il compito di inaugurare il ritorno della fotografa italiana in patria, a Firenze per l’esattezza, presso Palazzo Bastogi, prestigiosa sede del Consiglio Regionale della Toscana.

A corollario della mostra è prevista per il 12 novembre una tavola rotonda sul tema “Il ritratto dell’Artista contemporaneo”, che vedrà la partecipazione della stessa Genovesi e di illustri personaggi fiorentini del mondo dell’arte, della scienza, delle istituzioni e della comunicazione.


“Tra le opere di Ramiro, all’interno di atmosfere calde e rarefatte quasi da realismo magico, emergono immagini in bilico tra il sacro e il profano, tra tradizione e modernità, paesaggi cristallizzati, autoritratti e ritratti talmente intrisi di pathos da dare l’impressione di bucare la tela del quadro, così come nei suoi fotoritratti il pittore venezuelano sembra voler bucare l’obiettivo, uscire dalla cornice fotografica, con quelle braccia spalancate e quella tensione verso il fuori con cui pare voler abbracciare le sue tele, circondarle proprio, comprenderle, lui che nel suo studio è a sua volta completamente circondato e compreso dai suoi quadri e strumenti di lavoro, tra le cui ombre emergono plasticamente e caravaggescamente la sua  e le sue figure”.